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Come riconoscere un Infisso in PVC di Qualità?

Come riconoscere un serramento in PVC di qualità: guida pratica agli elementi che fanno la differenza

Gli infissi in PVC, oggi, sono diventati il punto di riferimento nel settore edilizio. Il motivo è semplice: hanno un costo contenuto (rispetto ad altri materiali come legno o alluminio) ma offrono ottime prestazioni isolanti, sia termiche che acustiche.

Eppure, se ti sei mai messo a cercare preventivi, avrai notato una cosa: alcuni infissi in PVC costano il triplo di altri, pur sembrando identici.
A questo punto, è normale chiedersi: “Perché dovrei spendere di più per un infisso in PVC, se ne trovo uno visivamente simile a un terzo del prezzo?”

La risposta è chiara: non tutti gli infissi in PVC sono uguali.
Le differenze possono non vedersi a occhio nudo, ma ci sono, eccome se ci sono, e hanno un impatto enorme su durata, isolamento, sicurezza e comfort. In più, oltre al prodotto in sé, c’è anche da considerare la posa in opera, ma di questo parleremo un’altra volta.

In questo articolo ti guiderò attraverso le caratteristiche tecniche più importanti che dovresti conoscere prima di scegliere un infisso in PVC. Alcune di queste, per la verità, valgono per qualsiasi tipo di serramento.

Il PVC non è una novità. Esiste da decenni, ma per molto tempo è stato considerato un materiale “minore”, buono solo per elementi secondari.
Perché? Perché è morbido, malleabile, e quindi all’apparenza poco adatto a costruire infissi solidi e durevoli.

Negli ultimi anni però le cose sono cambiate. E parecchio.
Le tecnologie produttive sono migliorate, i rinforzi interni sono diventati più sofisticati, i profili più resistenti. Risultato? Oggi il PVC è una scelta di qualità, perfetta per garantire ottime prestazioni a un costo accessibile.

Tanto che il PVC ha conquistato quote di mercato enormi, superando in molte zone d’Italia il 40% delle installazioni complessive.

E come succede per ogni prodotto molto diffuso, il mercato si è riempito di alternative: dai prodotti di altissima qualità a quelli low-cost, passando per infinite vie di mezzo.

Il problema è che, spesso, infissi di scarsa qualità vengono venduti come prodotti “premium”, e la maggior parte delle persone non ha gli strumenti per riconoscere la differenza. A volte nemmeno i tecnici, non tutti, almeno, hanno le competenze per valutare a fondo un serramento.
E questo, purtroppo, lascia troppo spazio alle vendite poco trasparenti.

Cosa succede, allora? Che ti ritrovi con un infisso che sembrava un affare, ma che dopo qualche anno comincia a deformarsi, perdere isolamento o a dare problemi di funzionamento. 

Cosa guardare per capire se un infisso in PVC è davvero valido

Passo dopo passo vedremo nel dettaglio i fattori che fanno davvero la differenza tra un infisso in PVC mediocre e uno di alto livello.

Non parliamo solo di “marca” o di estetica, ma di caratteristiche tecniche concrete, verificabili, e spesso ignorate da chi acquista.

Conoscere questi aspetti ti permette di distinguere un vero infisso di qualità da un prodotto fatto per durare poco e costare il meno possibile.

Materiale del profilo: meglio PVC vergine o riciclato?

La qualità parte sempre dalla base: il tipo di PVC utilizzato.
PVC vergine: composto da polimeri puri, offre maggiore durata, resistenza e prestazioni superiori in termini di isolamento termico e acustico.
PVC riciclato: più ecologico ma meno performante, specialmente in condizioni climatiche difficili.

Se desideri infissi durevoli, resistenti a pioggia, raggi UV e sbalzi termici, il PVC vergine è la scelta più sicura.

Telaio e camere d’aria: come riconoscere un infisso davvero isolante

I profili in PVC che costituiscono i telai degli infissi non sono pieni, ma presentano una struttura interna cava, suddivisa in più camere d’aria. È proprio questa compartimentazione a garantire al PVC il suo noto potere isolante.

Infatti, l’aria è un ottimo isolante solo quando rimane “ferma”: se lo spazio d’aria è troppo ampio, come accade con una singola camera interna, si creano delle piccole correnti che riducono l’efficacia isolante. Lo stesso principio vale nei muri “a cassetta” utilizzati in passato per i tamponamenti esterni degli edifici: proprio perché non compartimentati, isolano poco o nulla.

La suddivisione in più camere d’aria serve dunque a trattenere l’aria in quiete, migliorando le prestazioni isolanti. Tuttavia, questa non è la loro funzione principale.

Il vero motivo per cui sono state introdotte è rafforzare la struttura del profilo. Il PVC, infatti, è un materiale leggero e poco resistente alle sollecitazioni meccaniche e termiche. La compartimentazione interna, insieme ad altri rinforzi (che vedremo a breve), serve proprio a garantire stabilità e durata nel tempo.

Camere d’aria: quante servono davvero?

Uno dei parametri più citati per valutare un infisso in PVC è il numero di camere d’aria. Un buon infisso deve averne almeno 5 (anche se sul mercato si trovano ancora profili a 3 o 4 camere), mentre il massimo standard è 7.

È però importante sapere che tra 5 e 7 camere, a livello di isolamento, la differenza è spesso minima: si tratta infatti di pochi millimetri di separazione, che non influenzano in modo significativo le performance.

Il vero parametro da valutare: la profondità del telaio Oltre al numero di camere, è fondamentale considerare lo spessore del telaio, che può variare in genere tra 65 mm e 85 mm.
Un telaio da 65 mm dovrebbe avere almeno 5 camere d’aria: aggiungerne altre non porta benefici apprezzabili.
Un telaio da 85 mm, invece, dovrebbe integrare 7 camere d’aria, non solo per migliorare l’isolamento termico e acustico, ma anche per garantire una maggiore stabilità strutturale.

In sintesi, il numero di camere d’aria va sempre valutato in relazione alla profondità del telaio: non è solo una questione di numeri, ma di equilibrio tra struttura e prestazioni.

La classe del profilo: un dettaglio che fa la differenza

Un altro elemento cruciale, ma spesso ignorato anche da molti tecnici, è la classe del profilo, definita dalla norma UNI EN 12608. Esistono solo tre classi: A, B e C, e la differenza tra loro sta nello spessore delle pareti esterne e interne del telaio.
• Classe A: pareti più spesse, garantisce la massima robustezza e durata nel tempo.
• Classe B: spessore intermedio, accettabile in contesti meno esposti a sollecitazioni.
• Classe C: la più economica, ma anche la meno resistente e performante.

Sul mercato oggi si trovano principalmente infissi in PVC di classe A e classe B. A un primo sguardo, la differenza tra queste due classi può sembrare minima, poiché si tratta di variazioni di pochi decimi di millimetro nello spessore delle pareti del profilo. Tuttavia, questi dettagli influiscono in modo significativo sulla resistenza meccanica dell’infisso.

Una struttura più robusta significa maggiore stabilità nel tempo, minore rischio di deformazioni e quindi prestazioni costanti in termini di isolamento e tenuta. Infatti, uno dei requisiti fondamentali per un infisso di qualità è la perfetta tenuta all’aria e all’acqua. Anche piccole deformazioni possono compromettere queste caratteristiche, con il rischio di infiltrazioni, spifferi o cali di rendimento.

Il problema si fa ancora più serio se le deformazioni si verificano in corrispondenza delle zone di maggiore sollecitazione, come i cardini: in questi casi l’intero infisso può perdere allineamento e funzionalità.

Per ottenere un infisso che duri nel tempo e resista a stress termici e meccanici, scegli sempre profili in classe A. È un parametro semplice, ma fondamentale per distinguere un infisso realmente di qualità da uno che potrebbe dare problemi nel tempo.

Classe della mescola

Oltre alla classe del telaio, la norma UNI EN 12608 prevede anche una classificazione per la mescola del PVC utilizzato nella produzione degli infissi. Le categorie sono due: M (per “clima moderato”) e S (per “clima severo”).

A questo punto è importante chiarire cosa si intende per “clima severo”: non si tratta di freddo, ma dell’intensità della radiazione solare e della temperatura media massima del mese più caldo. In particolare, si parla di clima severo quando:
La radiazione solare è ≥ 5 GJ/m² (Gigajoule per metro quadrato)
La temperatura media massima giornaliera del mese più caldo è ≥ 22°C

Con questi parametri, l’intero territorio italiano rientra nella categoria “clima severo”, quindi gli infissi installati devono necessariamente avere un profilo in PVC di tipo S.

Questa distinzione non è solo formale: il PVC “puro” è un materiale sensibile al calore e agli sbalzi termici. Quando esposto a temperature elevate, come può facilmente accadere in estate, tende a deformarsi e a perdere resistenza meccanica. Già a 80°C il materiale inizia a deteriorarsi, compromettendo stabilità e durata dell’infisso.

Le principali conseguenze meccaniche possono essere:
Infragilimento
• Riduzione della resistenza, dell’elasticità e della durezza
• Formazione di microfratture da stress (stress crack)

A ciò si aggiungono anche problemi estetici:
Ingiallimento
• Scolorimento
• Sbiancamento della superficie, spesso accompagnato da microfessure

Per prevenire questi effetti, nella mescola del PVC vengono inseriti additivi stabilizzanti e anti-UV, che proteggono il materiale dall’azione del sole e dal calore prolungato. La quantità e la qualità di questi additivi variano in base alla classe della mescola, e quella di tipo S è formulata per resistere meglio agli stress ambientali tipici del nostro clima.

Attenzione: in passato non era raro trovare in Italia infissi prodotti con mescole di classe M, soprattutto per ridurre i costi. Oggi la situazione è migliorata, ma è comunque fondamentale verificare sempre la classe della mescola prima dell’acquisto.

Rinforzi del telaio

Come abbiamo già accennato, il PVC non è un materiale strutturalmente stabile. È sensibile al calore (si deforma facilmente con le alte temperature), ma anche a urti e sollecitazioni meccaniche come la spinta del vento.

Per questo motivo è indispensabile rinforzare i profili in PVC per garantire stabilità, durata e sicurezza.

Le norme di riferimento richiedono che ogni infisso rispetti specifici valori di resistenza agli urti e flessione massima. Senza addentrarci in calcoli complessi, vediamo in che modo si ottengono queste prestazioni.

Come anticipato, un primo sistema di rinforzo è rappresentato proprio dalla struttura a camere d’aria: dividendo lo spazio interno del profilo in più settori si migliora leggermente la resistenza, ma non basta.

Per garantire la stabilità necessaria, soprattutto negli infissi di grandi dimensioni, è necessario inserire all’interno del profilo un’anima in acciaio. Si tratta di un profilo metallico continuo che corre lungo tutto il telaio, conferendo rigidità e resistenza alla struttura.

Questa soluzione è fondamentale anche per sostenere correttamente i cardini delle ante, che oggi sono sottoposte a carichi molto maggiori rispetto al passato. Con l’obbligo di vetrocamere di sicurezza (che vedremo più avanti), le ante sono diventate più pesanti, e ancorare i cardini direttamente al PVC sarebbe un errore: col tempo si deformerebbe, compromettendo la tenuta dell’infisso.

Un’alternativa all’acciaio è rappresentata dal rinforzo in fibra di vetro (o vetroresina), un materiale più leggero e termicamente isolante, che consente di migliorare leggermente le prestazioni energetiche.

Tuttavia, ci sono dei limiti:
Il miglioramento termico è minimo, spesso trascurabile.
• La resistenza meccanica, soprattutto in corrispondenza dei cardini, non è comparabile a quella dell’acciaio. Questo significa che, nel tempo, potrebbero comunque verificarsi cedimenti o deformazioni.

In sintesi

Quando valuti un infisso in PVC, tieni presente questi scenari:
Senza rinforzo: da evitare assolutamente.
• Con rinforzo in vetroresina: adatto solo per infissi di piccole dimensioni e poco sollecitati.
• Con rinforzo in acciaio: la scelta consigliata, ideale per garantire resistenza, stabilità e durata.

La saldatura dei profili in PVC: un dettaglio fondamentale

Un aspetto spesso sottovalutato, ma determinante per la qualità e la durata di un infisso in PVC, è la saldatura dei profili.

I quattro lati del telaio vengono infatti uniti tra loro mediante una saldatura a caldo, portando le estremità dei profili a una temperatura di circa 350°C. Questo processo non è solo un passaggio tecnico, ma un punto critico che incide sia sulla resistenza meccanica dell’infisso che sulla sua estetica.

Saldatura: cosa guardare

Dal punto di vista estetico, una saldatura eseguita a regola d’arte presenta angoli perfetti, uniformi e puliti. Al contrario, una saldatura imprecisa si nota subito per imperfezioni visibili agli spigoli, come bave, irregolarità o piccoli difetti di allineamento.

Sul piano meccanico, però, è più difficile valutare la qualità a occhio nudo. In questo caso, l’unico vero strumento di garanzia è la certificazione CE, che ogni infisso deve obbligatoriamente possedere. I test previsti da questa certificazione includono prove di resistenza della saldatura, in cui si simula la rottura di un angolo del telaio: se la frattura segue la linea diagonale della saldatura, significa che la giunzione non è solida.

Tipi di saldatura

I profili vengono uniti tramite apposite saldatrici automatiche o semiautomatiche, con una o più teste. Esistono tre principali tecnologie di saldatura:

  • Saldatura con cordolo visibile
    La macchina lascia un piccolo accumulo di materiale (il cordolo) nel punto di giunzione, che deve essere successivamente asportato con lavorazioni meccaniche. È la tecnologia più classica.
  • Saldatura con cordolo ridotto (tecnica “a unghiatura”)
    Il cordolo è molto sottile e viene rimosso rapidamente, lasciando un aspetto più pulito. È stata a lungo la tecnologia più utilizzata per il miglior compromesso tra estetica e solidità.
  • Saldatura invisibile (senza cordolo)
    Con questa tecnica non si forma alcun cordolo visibile e non sono necessarie lavorazioni successive. In passato però questa soluzione garantiva un ottimo risultato estetico a scapito della resistenza meccanica.

Oggi, grazie all’evoluzione delle tecnologie, esistono macchinari di ultima generazione in grado di eseguire saldature invisibili e al tempo stesso estremamente resistenti, superando i limiti delle tecnologie precedenti.

Verso un futuro senza saldature?

Negli ultimi anni stanno iniziando a comparire anche sistemi costruttivi alternativi, che non prevedono l’uso della saldatura. Si tratta ancora di soluzioni di nicchia, ma rappresentano un’interessante evoluzione tecnologica da tenere d’occhio.

La ferramenta degli infissi: perché la resistenza alla corrosione fa la differenza

Non voglio soffermarmi su aspetti come la ferramenta a scomparsa, la possibilità di movimenti particolari come il vasistas, o se sia fornita direttamente dal produttore dell’infisso (evenienza piuttosto rara). Né voglio entrare nel merito del corretto dimensionamento, che comunque si basa su formule specifiche che, ad esempio, indicano quanti cardini servono in base al peso dell’anta.

Preferisco concentrarmi su un aspetto che reputo davvero fondamentale per la durata nel tempo dell’infisso: la resistenza alla corrosione.

Oggi la ferramenta per infissi è abbastanza standardizzata, anche perché i produttori specializzati sono pochi e forniscono componenti per una vasta gamma di sistemi. 

La ferramenta è generalmente composta da acciaio combinato con materiali plastici, come la poliammide. Per garantirne la durata anche in ambienti particolarmente aggressivi, vengono applicati trattamenti protettivi che spaziano dalla classica zincatura a verniciature organiche o trattamenti speciali come il tricoat.

Per valutare la resistenza alla corrosione, si fa riferimento alla norma EN 1670, che definisce sei classi di resistenza basate su test in nebbia salina:

  • Grado 0: nessuna resistenza definita (nessun test eseguito)
  • Grado 1: bassa resistenza – 24 ore di test
  • Grado 2: resistenza moderata – 48 ore
  • Grado 3: buona resistenza – 96 ore
  • Grado 4: alta resistenza – 240 ore
  • Grado 5: resistenza eccezionale – 480 ore

Alla fine del test, la ferramenta non deve presentare segni visibili di corrosione sul metallo di base.

È abbastanza intuitivo: un infisso economico sarà dotato di ferramenta con bassa resistenza alla corrosione; al contrario, un prodotto di qualità utilizzerà componenti testati e certificati per durare nel tempo, anche in condizioni ambientali difficili.

Le guarnizioni: piccoli dettagli, grandi differenze

Le guarnizioni sono elementi elastici apparentemente semplici, ma con un ruolo essenziale: garantire la tenuta all’aria, all’acqua e contribuire in modo determinante alle prestazioni acustiche dell’infisso.

Grazie alla loro elasticità, sono in grado di compensare le inevitabili tolleranze costruttive tra i profili del telaio e tra questi e il vetrocamera, assicurando una chiusura precisa ed efficace.

Materiali: cosa c’è dentro una guarnizione di qualità

Le guarnizioni possono essere realizzate in diversi materiali, i principali sono:

  • PVC plasticizzato
  • Gomma EPDM
  • Gomma EPM

I materiali più performanti, come l’EPDM, offrono maggiore durata nel tempo, resistenza all’invecchiamento, ai raggi UV e agli sbalzi termici.

Il ruolo chiave della posizione: battuta o giunto aperto
Per comprendere l’importanza delle guarnizioni, basta sapere che la classificazione stessa dei profili per infissi si basa sulla posizione delle guarnizioni:

  • Guarnizione in battuta: la più comune. Si trova nelle alette perimetrali dell’anta e garantisce la tenuta grazie alla pressione tra anta e telaio. Affinché sia efficace, è fondamentale che il telaio sia perfettamente planare.
  • Guarnizione centrale (sistema a giunto aperto): è una soluzione più evoluta, che prevede una terza guarnizione, posizionata centralmente tra anta e telaio. Questa camera intermedia ha un’importante funzione drenante.

Il sistema a giunto aperto è progettato per prevenire le infiltrazioni d’acqua anche in presenza di vento forte. A differenza della guarnizione in battuta, che fa affidamento sulla pressione per respingere l’acqua, questo sistema permette a eventuali infiltrazioni di fluire in una camera di raccolta, dove la pressione dell’aria è equilibrata con quella esterna.
Questo evita che le micro-deformazioni dell’anta, causate dalla spinta del vento, compromettano la tenuta.

Quando ha senso scegliere un profilo a giunto aperto
È indubbio che gli infissi con tre guarnizioni siano più efficaci, ma comportano un costo leggermente superiore. La scelta va quindi ponderata in base al contesto climatico: sono particolarmente indicati in zone soggette a forti piogge o vento 

Il vetrocamera: cuore tecnologico dell’infisso

Anche se ne abbiamo già parlato in altri articoli (vedi, ad esempio, questo approfondimento), vale la pena spendere qualche parola sul vetrocamera, componente fondamentale per le prestazioni termo-acustiche di una finestra.

Cos’è il vetrocamera?
Il vetrocamera è un’unità composta da due o tre lastre di vetro, separate da una o due camere d’aria riempite con gas nobili, solitamente argon, che migliorano l’isolamento termico.

Il vetrocamera doppio è lo standard più diffuso.
Il triplo vetro offre prestazioni superiori, sia in termini di isolamento termico che acustico, risultando ideale in zone particolarmente fredde o rumorose.
Sicurezza: vetri stratificati e temprati
Oltre all’isolamento, i vetrocamera devono rispondere anche a requisiti di sicurezza, per evitare infortuni in caso di rottura.

Esistono due principali tipologie di vetri di sicurezza:

  • Vetri stratificati: sono composti da due lastre unite da un film plastico (PVB). In caso di rottura, i frammenti restano aderenti alla pellicola e non cadono. Sono obbligatori per almeno uno dei vetri della finestra, e consigliati su entrambi nei casi di porte-finestre.
  • Vetri temprati: ottenuti mediante riscaldamento a circa 600°C e raffreddamento rapido. Questo trattamento ne aumenta la resistenza e, se si rompono, si frantumano in piccoli frammenti non taglienti. Vengono solitamente utilizzati sul lato interno del serramento.

I vetri possono essere trattati per aumentare l’efficienza energetica dell’abitazione, in base al clima e alle esigenze specifiche.

  • Trattamento bassoemissivo: applica una pellicola di ossidi metallici su una superficie interna della lastra, che riflette il calore generato all’interno dell’abitazione. Ideale per migliorare l’isolamento invernale, riducendo le dispersioni verso l’esterno.
  • Trattamento selettivo: deposita microscopici strati di ioni d’argento sulla superficie del vetro. Questi permettono il passaggio della luce, ma respingono il calore del sole. È una soluzione efficace per limitare il surriscaldamento estivo degli ambienti.
    Attenzione: il trattamento selettivo riduce anche l’ingresso del calore invernale, per questo va utilizzato solo in climi caldi o molto soleggiati. Nei climi freddi, può diventare controproducente.
  • Vetri “quattro stagioni”: Negli ultimi anni si stanno diffondendo i vetrocamera “quattro stagioni”, che combinano una lastra con trattamento bassoemissivo e una con trattamento selettivo. Sono una scelta versatile e avanzata, adatta a contesti in cui si desidera un buon equilibrio tra comfort invernale ed estivo.
La canalina di giunzione: un dettaglio che fa la differenza

Un elemento spesso sottovalutato ma fondamentale all’interno di un vetrocamera è la canalina distanziatrice, ovvero il componente che separa le lastre di vetro mantenendo costante la distanza tra di esse.

Per molti anni la canalina è stata realizzata in alluminio, un materiale leggero ma altamente conduttivo. Questo comportava due problemi principali:

  • Ponte termico: l’alluminio facilitava la dispersione del calore tra l’interno e l’esterno dell’abitazione, riducendo l’efficienza del vetrocamera.
  • Condensa interna: il punto più freddo della finestra diventava proprio il bordo del vetro, dove si poteva formare condensa anche all’interno del vetrocamera, compromettendone estetica e prestazioni.
Le nuove canaline “Warm Edge”

Oggi, nei vetrocamera di qualità, si utilizzano canaline a bordo caldo, denominate “Warm Edge” (WE). Queste canaline sono realizzate in materiali plastici (o in compositi termo-isolanti) che offrono numerosi vantaggi:

  • Eliminazione del ponte termico
  • Riduzione del rischio di condensa
  • Maggiore comfort abitativo e risparmio energetico

L’adozione di canaline Warm Edge è ormai uno standard nei vetrocamera ad alte prestazioni, e rappresenta un dettaglio da non trascurare nella valutazione della qualità complessiva dell’infisso.

A questo punto possiamo riassumere con chiarezza le caratteristiche che definiscono un infisso in PVC di elevata qualità. Ecco i punti essenziali da tenere sempre a mente:

  • Materiale: PVC vergine, non riciclato.
  • Struttura del profilo: Profondità del telaio di almeno 65 mm con 5 camere,  (con telaio da 80 mm in su non meno di 7 camere)
  • Classe del profilo: Classe “A”
  • Classe della mescola: Classe “S”
  • Rinforzo interno: presenza di anima in acciaio
  • Dettagli costruttivi Saldature: eseguite a regola d’arte, da valutare sia esteticamente che meccanicamente
  • Ferramenta: di grado 5 per resistenza alla corrosione (secondo norma EN 1670)
  • Guarnizioni: meglio tre guarnizioni, con telaio a giunto aperto, specialmente su posizioni esposte a forte vento.
  • Vetri e prestazioni Vetrocamera: con vetri di sicurezza, gas argon nelle camere e canalina Warm Edge
  • Trattamento del vetro: Bassoemissivo (per climi freddi – es. Nord Italia), Selettivo (per climi caldi – es. Sud Italia), Quattro stagioni (per zone miste o particolarmente esposte)

Oltre alle caratteristiche costruttive, ci sono due parametri fondamentali da considerare:

  • Trasmittanza termica: varia in base alla zona climatica (puoi approfondire in questa pagina).
  • Isolamento acustico: per un buon infisso si parte da almeno 35 dB, con valori fino a 40 dB nei modelli più performanti.

Oltre agli aspetti tecnici, c’è tutta una parte estetica, che dipende esclusivamente dai tuoi gusti e dallo stile della casa. Alcuni esempi?

  • Finiture (effetto legno, tinta unita, satinature…)
  • Bicolore interno/esterno
  • Ferramenta a scomparsa o a vista
  • Stile e colore delle maniglie
  • Vetri decorativi, satinati, specchiati, oscuranti…

La scelta di un infisso in PVC richiede attenzione, confronto e un po’ di conoscenza tecnica. È fondamentale affidarsi a un professionista serio, che sappia consigliarti ciò di cui hai davvero bisogno, garantisca una posa in opera eseguita a regola d’arte e offra un servizio di assistenza affidabile nel tempo, Margagliotti Porte & Finestre, dal 1980, è qui proprio per questo: offrire soluzioni su misura, posa qualificata e assistenza costante.
Se stai pensando di cambiare le finestre di casa tua, contattaci e richiedi un preventivo senza impegno!

Spero che questo articolo ti abbia dato parametri concreti per orientarti nella scelta e, soprattutto, per difenderti da offerte fuorvianti o soluzioni poco trasparenti spacciate per “alta gamma”.

Nel mondo degli infissi, come in tanti altri settori, la qualità si misura nei dettagli. E ora sai quali cercare.

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